venerdì 5 gennaio 2007

Lost in TranslationUna commedia aggraziata, riacchiappata con qualche anno di ritardo, giusto in tempo per constatare quanto il tempo sia stato inclemente (*grin*) con Scarlett Johansson: qui è carina, decisamente meglio che in The Prestige, visto molto di recente, anche se continuo a non darmi conto delle "accuse" di essere sexy che continuano a rivolgerle! Comunque il grande Bill Murray, il più britannico degli attori americani, si rivela profetico, anche se attraverso le parole di Sofia Coppola, nel dirle che un giorno ce la farà, visto che non si riesce ad andare al cinema senza trovarsela tra i piedi Ricerca interiore e solitudine al quadrato, a un tratto lui getta una perla che è quasi un sunto dell'idea di Bildung. Sarà un caso che Imdb la riporta come prima dei quotes? "You'll figure that out. The more you know who you are, and what you want, the less you let things upset you". Ci trovo però anche quella magia sottile e dolorosa delle storie che avrebbero potuto essere e... Quelle che hanno il dono paradossale di rimanere per sempre perfette nella loro incompiutezza e che sanno regalare, a volte, la sensazione di esser stato capace di disporre del tuo destino, di non esserti lasciato travolgere, nel bene o nel male. Chissà, dev'essere un retaggio cattolico quello per cui se segui l'istinto e ti godi qualcosa ti senti in colpa, succube alla tentazione, mentre se resisti, anche se ti senti rompere o vorresti urlare, sei saldo e saggio e degno. Non so se Bob, in Lost in Translation, fosse tanto squassato o solo chino sulle sue macerie: è un film aperto, leggero nonostante tutto, molto piacevole. Ci si possono vedere mille storie.

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