sabato 30 giugno 2007

36 Quai des OrfèvresStruttura/azione. Coppia apparentemente piuttosto arida per descrivere uno dei film che più mi hanno emozionato di recente. Ottimamente recitato dalla coppia Daniel Auteuil-Gérard Depardieu, è un noir atipico, che forse più di molte altre cose viste e lette serve ad affrancare il genere dall'essere soltanto un "genere". Storia di poliziotti, di superamenti del limite, di rivalità, sale a un'universalità rappresentativa che sfiora la tragedia con acre ironia. Un'altra coppia che bene potrebbe attagliarvisi è quella di Giustizia/giustizia, con echi di Kafka e Gogol nelle oscene figure degli uomini d'apparato, per sempre attenti agli equilibri della burocrazia, per sempre al margine della vita. Mi ha riportato alla mente quei processi di eigendynamik di cui parlava anni fa Birgitta Nedelmann, in cui la logica seguita dalle forme non ha più alcun contatto con le esigenze che le hanno generate, anzi - secondo la più classica legge di Murphy (quella da ridere, non quella della BBC ) - si oppone loro con rara efficacia. Ancora, un film contraddittoriale, col costante contrappunto tra lustri ambienti formali e bassifondi dove la vita si fa e si disfa in un momento, con lo scroscio di aspettative infrante e il sogghigno del Destino che muove le sue pedine con eleganza indifferente. E amicizie improbabili, onore nascosto dove non ce lo si aspetterebbe ed esseri infimi che assurgono ai più alti onori. Un lungo discorso sulla condizione umana, condito da sapienti colpi di scena e dall'arsenale in pieno spolvero del poliziesco di razza.
Daniel Auteuil e Gérard Depardieu

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