domenica 13 aprile 2008

Oxford MurdersSe vi dicessi che con questo film potrei farci un semestre (compatto) di lezioni? Anzi, se vi dicessi che in pratica ce l'ho appena fatto? Incredibile ma vero, Oxford Murders è un thriller che con la scusa di un serial killer un tantino criptico prende di petto questioni filosofiche centrali del Novecento, tanto da partire con la narrazione di un aneddoto della vita di Wittgenstein e proseguire con conferenze, cenni garbati alla teoria del caos, all'indeterminazione e all'impossibilità di pensare la verità, inanellando nomi come Gödel, Heisenberg, Turing e via smarrendosi tra paradossi e serie logiche. Il tutto condito da scorci della splendida Oxford (ogni volta che la rivedo mi chiedo cosa diavolo sto a fare qui!), escursioni sentimental-erotiche più o meno necessarie ma affrontate con freschezza e originalità ed eccellenti pezzi di recitazione, affidati in buona parte a John Hurt, magistrale e sconfortato logico, e anche, devo ammettere, all'ex-Frodo, Elijah Wood, un po' cresciuto non solo di età (diversamente da quel beccaccione di Viggo sa fare anche cose interessanti ). Il teorema del titolo italiano è l'intero film, che può interpretarsi senza difficoltà come la dimostrazione (il quod erat demonstrandum della simil-soluzione dell'ultimo teorema di Fermat) dell'assunto iniziale, prima esposto grazie al Tractatus, poi attraverso un'applicazione eterodossa basata su Cluedo. Per i miei aspiranti investigatori c'è un repertorio di strumenti critici e dimostrazioni empiriche volte a mettere in crisi ogni meccanico affidarsi a test e prove materiali: ogni cosa si applica ad almeno due sospettati e ogni deduzione è completabile in più direzioni, senza che l'affidabilità logica ne sia compromessa. E le soluzioni... beh, le soluzioni vanno prese col famoso beneficio d'inventario! Anche quelle apparentemente incontrovertibili. Dubbio, paura, bisogno di aggrapparsi a qualcosa, sconsolato realizzare che il qualcosa in questione è anch'esso inaffidabile, a meno che non si faccia finta che non lo sia. Direi anche la dimostrazione che si può fare cinema intelligente senza sacrificare il divertimento e la trama, intrecciando con gusto contenuti interessanti - alti, se vogliamo - con la notevole e sbarazzina nudità di Leonor Watling (una delle nuove muse di Almodovar), un pizzico di sfida intellettuale e citazioni dotte assortite, come la commemorazione di Guy Fawkes che non può non riportare istantaneamente a V come Vendetta. Complimenti ad Alex De La Iglesia!
Leonor Watling ed Elijah Wood in una scena di Oxford Murders

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