martedì 11 ottobre 2005

Il fatto grottesco che assassini, ladri, banditi, rapinatori, falsari, ricattatori e imbroglioni dominino la vita collettiva mascherandosi sotto apparenze che non ingannano nessuno è un tratto caratteristico del nostro tempo. La loro mancanza di scrupoli e la loro scaltrezza sono universalmente riconosciute e ammirate, la loro forza di persuasione deriva, nel migliore dei casi, dal fatto che sono invasi da un qualche contenuto archetipico. L'energia di una personalità posseduta è così grande appunto perché non è toccata da alcuna delle differenziazioni che rendono uomo l'uomo. Il culto della "bestia" non è affatto una prerogativa esclusiva della Germania; esso prevale ovunque vengano esaltate l'unilateralità, la circonvenzione e la spregiudicatezza, cioè dove si è abdicato alle complesse acquisizioni dell'evoluzione umana in favore della rapacità dell'animale predatore [...].
Per esempio, che i nostri magnati della finanza e dell'economia siano affetti da una sindrome di possessione psicologica è già evidente per il solo fatto che essi sono alla mercè di un fattore sovrapersonale (il lavoro, il potere, il denaro, o comunque lo si voglia chiamare) che letteralmente li "assorbe" lasciando poco o nessuno spazio per la loro esistenza privata. A un atteggiamento nichilista nei confronti della cultura e dell'umanità si affianca una dilatazione smodata della sfera dell'Io e della sfera personale, che si manifesta con egoismo brutale in un totale disinteresse per il bene comune e nella volontà di condurre una vita egocentrica in cui il potere, il denaro e le "esperienze" (anche le più insignificanti, purché siano molte) occupano ogni momento del giorno.


Erich Neumann, Storia delle origini della coscienza, ed. or. 1949, Roma, Astrolabio, 1978, p. 339.

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