lunedì 27 febbraio 2006

Su L'espresso 6/2006 c'è un'intervista ad Abbas, fotografo iranianoAbbas - Iran 1997 della leggendaria agenzia Magnum. Un passo, in particolare, mi ha colpito, perché descrive con immediatezza ed efficacia quel che Maffesoli chiama Potenza sociale:

Nel suo ultimo libro [...] racconta gli ultimi 35 anni della storia del suo paese d'origine.
D: Qual è il messaggio del libro?
R: Che l'Iran non è cambiato poi così tanto. Nell'Iran di oggi ci sono donne che lavorano, artisti e giovani. Le donne sono coperte dal chador ma sono attive, a differenza che in Arabia Saudita. In trent'anni non si possono cambiare 2 mila anni di storia. Questa è la differenza tra l'Iran e l'Iraq: l'Iraq è una creazione nuova. Noi iraniani, invece, abbiamo la consapevolezza della storia. Sappiamo chi siamo, e abbiamo un'enorme capacità di sopravvivenza: siamo sopravvissuti a tante guerre (p. 100).


Un orgoglio indomito e paziente che riporta alla mente la teoria delle civiltà di Braudel, l'evoluzione quasi geologica ma inevitabile attraverso prestiti e rifiuti e il senso tragico dell'eredità storica, vincolo inerziale ma anche fonte di forza e saggezza. Un toccasana in questi giorni in cui è difficile non vergognarsi di appartenere a cotanto paese

1 commento:

  1. Caro professore le propongo la totoinvasione...

    Secondo lei fra quanto tempo l'Iran verrà invasa dall'America???

    Credo che a Bush(esportatore mondiale di democrazia con la guerra) non gli vada a genio il programma nucleare dell'iran!! Io gli dò tempo due mesi... Giusto per raccogliere le forze spese in Iraq.


    Con stima, Moreno

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