martedì 29 marzo 2005

Se i Greci ebbero, proprio nella ricchezza della loro gioventù, la volontà del tragico e furono pessimisti; se fu proprio la follia, per usare un'espressione di Platone, a portare sulla Grecia le maggiori benedizioni; e se, d'altra parte e inversamente, proprio ai tempi della loro dissoluzione e debolezza, i Greci si fecero sempre più ottimistici, superficiali, istrionici, e anche più smaniosi per la logica e la logicizzazione del mondo, cioè ad un tempo "più sereni" e "più scientifici", non potrebbe essere forse la vittoria dell'ottimismo, il predominio della razionalità, l'utilitarismo pratico e teorico, come la democrazia stessa, di cui esso è contemporaneo, – un sintomo di forza declinante, di vecchiaia approsimantesi, di affaticamento fisiologico, a dispetto di tutte le "idee moderne" e di tutti i pregiudizi del gusto democratico?

Friedrich Nietzsche, La nascita della tragedia, Milano, Adelphi, 1983, pp. 8-9

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