domenica 9 aprile 2006

Mi colpisce sempre di più la discordia di contenuti che regna nella stampa, anche in quella meno deprimente. Nello stesso Espresso, l'occhiello di commento a un'intervista con un intellettuale di punta USA, Lewis Lapham, mi informa che, mentre nel 1940 un laureato americano aveva un vocabolario di 12.000 parole, oggi siamo a 5.000. Poco dopo, in un servizio sul solito pianeta teenager, un altro occhiello mi comunica che "ieri gli insegnanti davano da leggere Calvino, oggi i ragazzi non arrivano a capirlo". Nello stesso articolo, però, un dirigente della Saatchi & Saatchi, di cui tacerò il nome per una forma di ritegno, afferma: "Il libro successivo è stato trattato [dalla pubblicità] alla stregua di un'automobile o di un sapone, e lo dico in senso nobilitante"...
Discordia di contenuti e progressiva incapacità di pensiero, temo, e un immenso equivoco che sta portando a passo spedito alla lobotomizzazione globale.

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