domenica 14 maggio 2006

La città incantataCi sono parole che risentono più di altre dell'atroce usura mediatica, parole lise che sembrano valere a stento il fiato con cui si pronunciano. Amore, meraviglia sono della schiera, insieme a locuzioni piegate a servitù becere come "tornare bambini" o "il bambino che è in noi"... Ecco, un film come La città incantata è come un filtro magico che d'improvviso le restituisce alla loro purezza e potenza. Senza alcuno degli equivoci o delle vibrazioni infingarde cui siamo purtroppo tanto abituati da scambiarli per componenti essenziali del loro senso. È un film ineffabile, per togliere un po' di polvere da altri strumenti invece caduti in disuso, in questa febbre di comunicazione dove l'indicibile è stigmatizzato o scambiato per incapacità. Un film da vivere, da ricordare, da trasformare in carne ogni giorno, in battito, in sguardo capace di vedere l'incanto oltre lo squallore e la stupidità.
Akira Kurosawa diceva del creatore, Hayao Miyazaki:
"Talvolta lo paragonano a me. Mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello". Momenti d'immensità cui si assiste sempre meno di frequente, ma opere come questa almeno tengono viva la speranza!

1 commento: