lunedì 15 maggio 2006

In guisa di chiosa a quanto scritto stanotte a proposito de La città incantata:

Quanto più si è sviluppata la conoscenza scientifica, tanto più il mondo si è disumanizzato. L'uomo si sente isolato nel cosmo, poiché non è più inserito nella natura e ha perduto la sua "identità inconscia" emotiva con i fenomeni naturali. Questi, a loro volta, hanno perduto a poco a poco le loro implicazioni simboliche. Il tuono non è più la voce di una divinità irata, né il fulmine il suo dardo vendicatore. I fiumi non sono più dimora di spiriti, né gli alberi il principio vitale dell'uomo, né il serpente l'incarnazione della saggezza o l'antro incavato nella montagna il ricetto di un grande demonio. Nessuna voce giunge più all'uomo da pietre, piante o animali, né l'uomo si rivolge a essi sicuro di venire ascoltato. Il suo contatto con la natura è perduto, e con esso è venuta meno la profonda energia emotiva che questo contatto simbolico sprigionava.

C. G. Jung, L’uomo e i suoi simboli, Milano, Mondadori, 1984, p. 100.

5 commenti:

  1. Ma, e dico ma, chi pretende risposte farebbe bene a firmarsi... *grin* cmq la questione è piuttosto semplice e non particolarmente divertente: ci sono momenti e contesti nei quali si richiede una certa precisione e altri nei quali questa precisione è mortifera. Il problema è che, nel caso ipotizzato, la tua "pretesa" di precisione avrebbe scarse basi razionali, dato che la medicina, pur fingendo altro, è sempre stata e resta un'arte, aperta al caso, al destino ed all'errore. Segno sufficiente sono i tanti interventi di routine che si trasformano in tragedia, grazie o meno alla partecipazione sbadata di qualcuno degli operatori. L'operatore dovrebbe lavorare per rimuovere le ingombranti aspettative di esattezza e rassicurazione magica che la medicina in primo luogo, e i suoi utenti in secondo, hanno sollecitato e continuano a rafforzare nei confronti del resto del mondo. I serial tv ci stanno provando, sarebbe ora di sentire qualche autocritica anche nella realtà...

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  2. Mi chiamo Marco(ex-utente anonimo).

    D'accordo su tutto anche se" l'arte medica" è appena appena un po' distante dall'arte intesa in senso classico.

    Comunque dietro alla medicina c'è una scienza ben più complicata che è regolata da regole su regole(e ipotesi su ipotesi)...penso non sia molto fruttuoso ,in teoria Uno dovrebbe tendere alle aspettative di esattezza,in fin dei conti si è a contatto con una vita e non con un pezzo di creta da modellare.

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  3. Manca un pezzo.....

    Penso non sia molto fruttuoso lavorare per rimuovere le ingombranti aspettative di esattezza e rassicurazione....

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  4. Proprio perché si è a contatto con una vita e non con un pezzo di creta da modellare, suscitare tali aspettative è nefasto. L'arte in senso classico non è la pittura o l'intaglio, ma un'attività umana creativa e regolata al tempo stesso, nella quale intuito ed errore hanno posto esattamente quanto le regole (che nessuno intende delegittimare o criticare a priori): è quando il semplice fatto dell'esistenza di queste regole mira a comunicare un senso di onnipotenza ed infallibilità che la faccenda si complica, sempre per la questione dell'essere umano e non della creta. La soglia d'errore è solo dissimulata, non rimossa, e travestirla di statistiche nel caso specifico serve a poco. Ogni intervento, compresi quelli estetici di cui si parlava nel forum :o), è un rischio, lo è perfino nell'ipotesi dell'assoluta professionalità di coloro che nell'intervento sono coinvolti. E questa è già un'eccessiva dose d'ottimismo, a mio parere.

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  5. Ok e fino a qua ci sono....arte imperfetta che comunqe sottostà alle regole dell'errore e del fattore M****.

    Ma togliendo la "maga Melania"e la bambola di pezza a mo' di portaspilli,la medicina comunque rimane l'unica fonte d cura,con l'errore e l'imprevedibilitò d qualsiasi arte ma sempre e comunque minore rispetto a chi si improvvisa del settore.

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