lunedì 21 agosto 2006

Punto di non ritornoBene, hanno operato il peloso fratturato oggi pomeriggio: dopo esser sopravvissuto a un salto dal quinto piano, una semplice placca alla tibia non l'ha turbato neanche un po' e quindi presto mi dedicherò, con animo più leggero, al record delle vacanze Per l'intanto, si smaltiscono videocassette giacenti in attesa da qualche tempo (e non definisco "qualche" per un certo senso di ritegno ). Il capolavoro di stasera era nella stessa cassetta di quello di ieri, Virtuality, in una strana programmazione della 7 in omaggio alla scorsa Festa della Donna. Di nuovo un cast niente male, con Laurence Fishburne intento alle prove generali di Matrix, Sam Neill nella parte dello scienziato psicopatico (per la quale ha senza dubbio il phyisique du rôle) e Joely Richardson ancora vergine di Nip/Tuck e in splendida forma. Trama niente di che, anche se con buona tensione e discreti salti sulla sedia: da un punto di vista cinematografico, una serata trascorsa piacevolmente, da un punto di vista immaginale potrebbe essere un buon testo per l'immaginazione della macchina. Quello che già ricordavo ieri, il fatto cioè che non si riesca a creare un futuro di convivenza pacifica con la tecnologia, è senza dubbio diventato un tema di genere - anche se questo non fa che confermarne il potenziale immaginale - ma si dà di volta in volta con simboli ed elementi diversi. In questo caso il Caos regna sovrano. La capacità scientifica di usare niente meno che un buco nero per i viaggi interstellari porta dritti all'inferno, con mutilazioni orribili, sangue a fiotti e una serie di ambienti in cui il tono medievale è incredibile! Effetti speciali già decenti - bella l'implosione della Event Horizon nell'atmosfera di Nettuno - e il buio dentro che esplode con cieca violenza. Decisamente di che riflettere...

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