venerdì 11 maggio 2007

Le vite degli altriHo una mezza idea di dire, come diceva il poeta di Guzzanti, una ca**ata pazzesca: secondo me Le vite degli altri è un film fantasy! Altrimenti non riesco a spiegarmi la circostanza chiave del film, ovverosia perché un celebre bastardo come il capitano Wiesler della STASI, famigerata polizia politica della DDR, mi diventi di punto in bianco un carbonaro disposto a tutto pur di salvare un sovversivo. L'incantesimo lo fa una sonata regalata al coprotagonista, Sebastian Koch - già visto in Black Book -  da un amico suicida. Dopo averla eseguita, commenta: "Come si può restare cattivi dopo aver ascoltato una musica così?" E il cattivone che origliava nel suo scantinato, come da copione tristo e solitario, si ritrova magicamente mutato in una persona decente. A parte questa personale soluzione all'unico dubbio sollevato dal film, il resto è emozione, ottima recitazione, ricostruzione fedele di un'atmosfera, il tutto sfuggendo ai triti luoghi comuni di questo tipo di pellicole. Decisamente da vedere.

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