sabato 26 maggio 2007

Ogni cosa è illuminataLe cose si legano con strani nastri. Neanche finisco di insolentire quel farlocco che fa finta di essere l'Uomo Ragno che mi ritrovo faccia a faccia con un altro campione di inespressività. A essere sincero, Elijah Wood è appena più vispo e, sebbene come Frodo lasciasse parecchio a desiderare, non era doloroso a guardarsi come Aragorn. E in questo film l'aspetto plastificato gli si addice, credo sia perfino incrementato dal regista. E comunque questo è un bel film, alla faccia della faccia Un film sulla memoria, in alcune delle sue innumerevoli forme, più o meno psicopatiche, più o meno sofferte. In tempi in cui la menzione della Memoria (con la maiuscola) non sa non evocare uno sbadiglio e un fremito di insofferenza, i due esordienti responsabili della storia - Jonathan Safran Foer autore del libro, Liev Schreiber alla regia - ne tessono un arazzo eccentrico e poetico, fatto di girasoli, superstiti e collezionismo maniacale, dove trova posto uno scorcio piccolo ma straziante di Shoah, accanto al terrore di dimenticare che mi sembra sempre più uno dei mali del tempo. Foto, video, questi stessi blog e mille altri modi per inventarsi delle redini per il Tempo e far finta di non morire. Di non essere come un fiume che scorre verso il mare, senza tregua, ma a volte con una pienezza di vita e riflessi che riscatta ogni riva abbandonata alle spalle. Che fa sospettare che sia la corsa il vero miracolo, e il cambiare incessante dei panorami e delle nuvole e delle acque. Tutto scorre, d'altronde...
Mi torna alla mente l'epitaffio che Gregory Corso ha scritto per se stesso, sulla lapide accanto a Shelley al cimitero acattolico di Roma:
Spirit
is Life
It flows thru
the death of me
endlessly
like a river
unafraid
of becoming
the sea

Nessun commento:

Posta un commento