domenica 1 gennaio 2017

Now You See Me

Ogni volta che vedo Now You See Me mi viene voglia di studiare magia e illusione! E non credo di essere il solo; purtroppo la vita è già andata per conto suo, quindi mi toccherà aspettare la prossima, o quelle dopo se considero il cantante rock e l'artista... Mah, per il momento mi limito, da artigiano delle parole, a buttare giù qualche idea in proposito.
Idee tanto per cambiare scomode, dato che vanno a finire su un tema che mi frulla in testa da un po' ed è parecchio destabilizzante
Cosa è realtà?
Ci siamo asserragliati in un sistema di rappresentazioni che pretendiamo consolidato e affidabile. Come si dice, "le chiacchiere stanno a zero", "questi sono i fatti" e altre consimili amenità, tutto per affermare e confermare che c'è un set di certezze dalle quali non si scappa, che stanno lì e ci proteggono da noi stessi e dal resto delle cose che si aggirano ai limiti. Poi arrivano quattro Cavalieri - strano nome, no? per dei truffatori...  - che ci dimostrano, fatti alla mano, che le certezze possono liquefarsi, mutare. Peggio, essere manipolate da chiunque sappia come.
Com'è possibile? Dov'è l'inganno? Strano a dirsi, per la massima parte l'inganno è in noi, siamo noi. I falsi assunti sulla nostra attenzione e capacità di verificare ciò che essa ci riferisce, i falsi racconti su quanto siamo presenti a noi stessi. Ad andare un po' oltre, i falsi racconti su noi stessi.
Ci sono precondizioni sul nostro essere presenti a noi stessi, filtri involontari e distorsioni che andrebbero conosciuti, perché devi sapere con chi hai a che fare, anche se sei tu stesso quello con cui hai a che fare: punti ciechi, integrazioni, punti deboli della tua autorappresentazione che saranno sempre lì e che dovresti cercare di ricordarti, quando trinci giudizi o ti compiaci di te. Perché in fondo non sei male, ma sei diverso da quello che ti racconti. E che ti raccontano.
Certo, non è detto che si incontrino professionisti di questo stampo in una vita normale. Siamo tutti un po' professionisti di questo genere, però. Intuiamo quando chi ci sta di fronte ha talloni di Achille o lascia trapelare debolezze o messaggi che preferirebbe tenere per sé, a essere bravi intuiamo anche quando qualcuno cerca di fare lo stesso con noi. E' episodico, però, e le difese intime tendono a negarlo, perché non ci piace sentirci esposti, indifesi, incapaci di badare a noi stessi. Ho il sospetto che il non esaltante riscontro di botteghino di questi bei film sia legato anche a questo: alla sensazione semiconsapevole che il racconto che narrano abbia a che fare con noi anche troppo, al di là degli splendidi effetti e della vera magia di molte delle scene. E' probabile, ma un peccato. 

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