domenica 10 luglio 2005

Simmel scriveva dell'intersecarsi delle cerchie, ma aveva in mente l'individuo. La sua è in qualche modo una rappresentazione piatta, bidimensionale del corpo sociale, come quelle che ricorrono all'antica metafora tessile: il tessuto, il tappeto, cose che si strappano... Il problema è che adesso invece ci accorgiamo di trovarci nel perlomeno tridimensionale, se non nell'enne-dimensionale. Il complicarsi dei tempi e degli spazi - non ultimi questi virtuali in cui ci incrociamo, ci incontriamo o scontriamo e torniamo a smarrirci - rende il modello quasi astronomico. Purché ci si limiti al razionale, poi, senza invocare il destino o il ka, come sostiene serenamente il mio attuale compagno di viaggio Roland di Gilead e l'intera filosofia orientale. Perché allora gli incroci vanno veramente alle stelle e il mondo ridiventa veramente quella foresta di Broceliande dove dorme e sogna Merlino... Una delle poche cose che salverei de L'ultimo Catone appena letto – con buona pace de LaMaleS – è questa frase del "cattivo" capitano della Guardia Svizzera:

"Di tutti i percorsi possibili, l'umanità ha scelto quello più triste. Non le piacerebbe di più poter credere alla musica dell'universo?"

Quando mi ricordo do conto dei tanti indizi in cui inciampo. Spero che aiuti a rinnovare l'incanto...

1 commento:

  1. C'è una cosa che mi è sempre sfuggita, che ho sempre visto come terra di mistero, che se ne parlasse in matematica o che pensassi al mio ieri. Il tempo è la dimensione Z che è trasversale alle 2 o tre dimensioni o alle n dimensioni. Ma allo stesso tempo rende tutto contemporaneo e vero, ed è spesso il metro di giudizio che ci manca nel valutare la bontà delle nostre azioni. Se in un tempo sufficientemente lungo il tasso di sopravvivenza tende a zero (per citare il buon fight club), non è che il nostro essere istantanei di oggi non è solo e niente altro che una paura della morte amplificata ?


    Ed anche, se Internet e la facilità di viaggiare (petrolio a parte) aumentano la capacità di spostarci orizzontalmente nello spazio all'infinito, non è che constestualmente erode la nostra capacità di andare avanti ed indietro nella nostra freccia temporale ? (es. sempre più difficile prendere decisioni o non essere revisionisti).


    Mi perdoni, Pro DA, ma è una serata così e mi vengono domande così a leggerla. A lei l'ardua sentenza.

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