sabato 23 febbraio 2008

A History Of ViolenceIl titolo certe volte aiuta. David Cronenberg lo dichiara sin dall'inizio cos'è il film: una storia di violenza. Senza fronzoli, senza effetti speciali, senza abbellimenti. Un bel testo di regia, il che non ci stupisce più di tanto vista la firma: molti primi piani, ritmo lento - quello del carrello - colore tanto anni Cinquanta. Gente comune, tutto comune, uno di quei famosi nulla americani distanti anni luce dalle metropoli e da quello che immaginiamo degli USA - quelli che continuano a mandarci Bush tra i piedi, per capirsi. E il famoso chiodo che fece perdere la guerra, il dettaglio - meglio in questo caso l'avvenimento, l'imprevisto - che manda all'aria il castello di carte costruito con tanta cura. Una notorietà non richiesta, una visibilità di cui si farebbe a meno con tutto il cuore, e una serie di conti in sospeso improvvisamente all'incasso. Voglio essere ottimista e buono: forse il fatto che Viggo Mortensen abbia in tutto due espressioni è anch'esso una scelta di regia. Certo è che secondo me perde pesantemente il confronto con i cattivi, Ed Harris e William Hurt, al quale lo psicopatico viene benissimo! Non che ancora gliene voglia per Aragorn, ma mi ricorda Gurb, l'extraterrestre stupito del romanzo di Eduardo Mendoza: ha sempre l'aria di essere appena sceso dall'astronave e di non capire nulla di quello che accade. Lo affianca una bella e brava Maria Bello, che scopriamo non essere bionda naturale e decisamente piacevole da rimirare nature, anche lei molto molto più espressiva del marito. Ci sono molti sottotesti che vale la pena di segnalare, magari al volo: la potenza - o necessità - del perdono, lo strano rapporto tra l'ipocrisia e l'amore, la normalità come costruzione a volte molto dolorosa, l'inganno dell'ovvio. Nessuno di questi è esplicitato, bisogna cercarli. Cronenberg ha smesso di parlare per iperboli, ha deciso di mostrare che l'Altro si nasconde dove meno te lo aspetti, perfino in un baretto di Nessundove USA.
Una scena con Ed Harris e Viggo Agonia Mortensen

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