sabato 1 marzo 2008

Non è un paese per vecchiA essere sincero non sono mica così convinto della veridicità dello strillo qui accanto. È vero che non ho visto gli altri concorrenti all'Oscar e quindi a far paragoni potrebbe aver ragione; ricordo però che l'anno scorso, alla fine di The Departed, non ho avuto il minimo dubbio sul fatto che meritasse la famosa statuetta (che poi a onor del vero gli hanno dato ). È poi vero che in effetti è un gran film, coraggioso e disperato come solo l'alleanza tra i fratelli Coen e la desolazione magistrale di Cormac McCarthy poteva garantire e che gli interpreti sono notevoli. Anche qui però... non so, è come se mancasse qualcosa. Ma devo ammettere che forse stavolta sono più realista del re, che questo è un film che scavalca e annienta parecchi luoghi comuni del cinema. Non c'è un protagonista come ce lo immaginiamo: dai titoli di testa e coda si direbbe che sia Tommy Lee Jones, del quale ho già detto tutto il bene possibile per Le tre sepolture di Melquiades Estrada, che ha in effetti anche l'onore di aprire il film come voce narrante sui panorami immobili e immensi del Texas e di chiuderlo. Lo svolgersi del racconto sembra però suggerire che il vero protagonista sia Josh Brolin, intenso e caparbio. Suggerimento che non convince fino in fondo, però. Discorso a parte per Javier Bardem, uno dei miei attori preferiti, che per No Country for old Men si è portato a casa un'altra statuina dorata; questo sembrerebbe dimostrare che lui è un attore non protagonista, eppure... La cosa è molto strana, anche perché ho letto di recente una sua intervista su L'espresso, dove afferma di non aver avuto intenzione di impersonare l'ennesimo killer spietato che uccide senza Javier Bardem in No Country for old Men una ragione. Eppure ci vuole un certo sforzo per intendere che Anton Chigurh uccida a ragion veduta: sembra uno psicopatico che risponde a un suo codice insondabile, senza investire il gesto di particolari significati. Oppure ci si può sbilanciare nell'esegesi e, raccogliendo una messe di piccoli indizi disseminati qua e là, scorgere dietro il suo viso chiuso e roccioso il Destino nei suoi aspetti di Necessità e Morte, che incede inarrestabile e alieno in una cultura che non sa più riconoscerlo e che ha smarrito ogni tipo di bussola. Direi che questo è il metatesto della spigolosa pellicola dei Coen, dove non c'è altra colonna sonora che il soffiare arido del vento del deserto, dove la macchina da presa indugia a lungo su volti segnati e raramente alleviati da un sorriso: c'è una tempesta in arrivo e i tempi sì che sono cambiati dall'epopea del western, tanto che non c'è da aspettarsi niente di buono dal futuro, né vale la pena di continuare a opporsi alla marea montante. "Quando nessuno dice più grazie e per favore è finita" afferma lo sceriffo Bell poco prima di andare in pensione, un uomo sconfitto che sogna di fuochi lontani in una notte fredda... Riflettere a posteriori aiuta: adesso, tutto sommato, penso che l'Oscar se lo meriti eccome!
No Country for old Men - panorama

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