martedì 12 agosto 2008

HellboyVoglio sbilanciarmi: magnifico! Visionario! Ricco! Parliamo dell'ennesima trasposizione di fumetto? No, parliamo di una trasposizione fatta da Guillermo Del Toro, già ospite apprezzato di queste pagine con La spina del diavolo e Il labirinto del fauno, entrambi onirici, più locali, molto belli. In questo incontro col fumetto, il regista ha trovato secondo me la famosa "quadra", mettendo le sue doti immaginifiche e tecniche al servizio di un eroe... Vabbè, chiamiamolo eroe che se lo merita che gli dà accesso all'intero Metaverso fantastico occidentale. Certo, la vena ispanico-messicana si perde, le note più lisergiche scompaiono, ma il risultato ne vale senz'altro la pena. Ci troviamo, con questo simpatico figlio del caos (Ron Perlman, sì Penitenziagite del Nome della rosa!), in un cocktail di immaginari che sfonda ogni definizione, passando da HPL - le divinità idiote del caos e l'iconografia lo urlano a ogni pié sospinto - all'occulto più tradizionale, alle pagine oscure della Seconda Guerra mondiale, agli interrogativi ufologici e paranormali: e questo solo per la prima puntata! Nella seconda siamo in compagniaHellboy 2 - The Golden Army di elfi e troll e mitologia irlandese, ma non solo. Profondo l'influsso della London below di Neil Gaiman nella scena del mercato dei troll sotto al ponte di Brooklyn (leggetevi Neverwhere, se ancora non l'avete fatto!) e potente il richiamo dei labirinti di Piranesi nelle immense scenografie ipogee della città irlandese. Altrettanto forte l'eredità di Terry Gilliam e del suo universo fantastico, per esempio nella scena dell'incontro col troll sulle brughiere dell'isola lontana e in genere nell'organizzazione simbolica, mentre per l'intera saga il richiamo estetico a Myst è ovunque, nella splendida varietà di ingranaggi e marchingegni che restituiscono un tocco materiale alla meccanica, salvandola da Cartesio e Newton e dandole l'aura magica che meriterebbe. E questo credo sia il punto più importante: con questi due film, Del Toro riesce efficacemente a reincantare il reale, a infrangere il grigiore che l'utilitarismo occidentale ha sparso per ogni dove, con la sua pretesa di prevedibilità e controllo. Sarà anche Hellboy - e i suoi pard, Abe Sapiens (Doug Jones) e la bella Liz (Selma Blair) - che riesce a essere più umano di molti uomini che lo circondano e a evitare allo stesso tempo gli abissi lacerati di troppi supereroi contemporanei, talmente problematici da risultare pallosi Due film che meritano attenzione, oltre a scorrer via con un ritmo mai affaticato; che offrono stimoli di riflessione, risate e momenti di altissima poesia, come lo scontro con l'Elementale della Natura e il vero reincanto che sa donare a New York, come ultimo, nostalgico addio! E soprattutto niente pupe seminude o altri ammiccamenti ultimamente insopportabili.
L'accesso alla città sotterranea

1 commento:

  1. ... a me è piaciuto molto il primo Hellboy nonché il fumetto.

    Un saluto

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