venerdì 1 agosto 2008

Agente 007 missione GoldfingerE' abbastanza normale, immagino, che film come questi facciano tenerezza Trovate mirabolanti che ricordano molto i frutti di una sessione di Meccano, per chi sa di cosa parlo, uno scialo di interruttori e pulsanti e counter meccanici ancora più arcaici di quello, famigerato, di Lost, uniti allo sciupio di fanciulle fonate che vanno via come l'acqua. Solo la bella Pussy Galore, Honor Blackman, ha un minimo di continuità d'azione. Nome d'impatto, poi finito a una rumorosa band americana e oggi a un bar fighetto danese... Mah! Dinamiche che varrebbe la pena di analizzare più a fondo, avendo 72 ore al giorno. Imprescindibile il servo muto di Goldfinger, dalla tuba assassina, e il corteggiamento rituale di Moneypenny. Resta solida l'atmosfera da club inglese e da uomo che non deve chiedere mai, accentuata dalla rapidità di conquista del buon JB, mai tanto efficace. La scena iniziale, prototipo dei botti a colori odierni, ce lo mostra sgusciare da una muta in un impeccabile abito bianco. Chissà perché, mi ha ricordato True Lies

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