domenica 12 giugno 2005

Se fosse possibile, ripristinerei i vecchi campi di rieducazione maosti Ho sempre più la netta sensazione che gran parte di quello che si dovrebbe chiamare ceto intellettuale necessiti di qualcosa di forte per riaversi da uno stato di stupefazione e autocompiacimento assolutamente insopportabili. Questo capolavoro l'hanno premiato non so se in sei o sette festival ed è una sagra di cliché degna di una caricatura: il malessere esistenziale, la tristezza cosmica, la fomalizzazione degli scambi da Bergman dei poveri. Non ne posso più di personaggi macerati, timidi, incapaci di stabilire un rapporto umano e al tempo stesso spontanei come un agente delle pompe funebri. Paolo Franchi, dopo quest'opera, dovrebbe farsi almeno cinque anni a Hong-Kong, a girare b-movies di kung-fu e prostitute seminude, sfigate ma almeno ironiche e divertenti. Qualcuno mi spieghi, pls, perché la denuncia di un triste clima culturale dev'essere infinitamente più triste e pallosa del clima stesso! Chi diavolo era quello del "Sarà una risata che vi seppellirà!"? Bei tempi, cazzo

4 commenti:

  1. Partendo dal presupposto che quel "cazzo" era per ribadire: minchia!

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  2. dimenticavo di dover apportare quella piccola modifica, necessaria del resto in questo nuovo contesto storico, al pensiero maoista....


    "punirne cento per non educare nessuno, tanto sarebbe inutile"

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  3. Siete troppo buoni:


    Aprire Buche nel Permafrost

    Coprire Buche nel Permafrost


    E basta. Nella ridente Tundra siberiana.

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  4. Ehi Marco, complimenti: questo commento è bellissimo *grin*

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