lunedì 9 gennaio 2006

Prima di tutto non direi che ognuno di noi ha un angelo, né custode, né altro, perché nel nostro immaginario resta poco della potenza sovrumana e della numinosità che connotavano originariamente il termine. Oggi pensiamo a creature diafane e piumate, compassionevoli, umanamente stucchevoli... Direi perciò che ognuno di noi ha un demone compagno e qui, stavolta, è il verbo a darmi da riflettere: possesso vuol dire controllo e quindi dominio e noi non controlliamo in alcun modo il demone. Possiamo al limite opporci al suo volere che, però, paradossalmente è il nostro - siamo bravissimi a metterci i bastoni tra le ruote. Ma, ancora a monte, è la necessità linguistica che mi obbliga a parlare dei due come di entità separate ad essere problematica: non c'è un uomo e un demone, ma manifestazioni sincroniche dello stesso essere su piani diversi, dotate di coscienze diverse e a tratti - solo a tratti, fortunatamente - coincidenti. Il demone è l'intuizione oscura della potenzialità che prende forma, il senso interno della coerenza al destino.

1 commento:

  1. I DAIMONOS dell'antica grecia... pari pari... Sparta ci attende.

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