lunedì 8 agosto 2005



Si potrebbe dire che ho già dato ed in effetti avrei già dato... Però bisognerà pure notare come i mondi un tempo separati di cinema e tv si stiano intrecciando come le cerchie sociali spiate dal buon Simmel anni e anni fa (113 a voler essere precisi ) Oltre ad aver inaugurato un gioco personale - un po' da alienati, a dire il vero - sugli avvistamenti e crossover tra attori, doppiatori, registi ed altro personale sempre più multimedia, non posso non dire un paio di cose su questo culmine di CSI firmato Tarantino. Prima di tutto direi che non aggiunge nulla a se stesso, sebbene qualcosa alla serie, di norma un po' troppo freddina e scientifically correct. Nulla a se stesso, perché gli incubi, le risa e le ironie sono già tutte in Kill Bill 1 e 2 e Nick Stokes non è The Bride. Di particolare pregio il siparietto allucinato del povero Stokes che assiste alla sua autopsia in bianco e nero, come anche gli sprazzi musicali disseminati per i due episodi. Direi però, tanto per riprendere a punzecchiare il buon Gianluca, che un'analisi immaginale dell'uno e dell'altro episodio di sepoltura a vivo sarebbe cosa buona e giusta e potrebbe fornire spunti molto interessanti...



E poi un breve pensiero all'incredibile potere strutturante che hanno serial come questi. Da mesi per me il giovedì era la sera di CSI e Desperate Housewives. Non che ora pensi di strapparmi i pochi capelli residui per la loro fine - per di più annunciata - ma non posso non constatare che il palinsesto televisivo ha sostituito forme precedenti di ritualità e scansione del tempo umano e che l'uomo cerca - più o meno consciamente - il ritorno dello stesso, il lenimento al tempo che corre, l'illusione o l'incantesimo che chiudano il cerchio...



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