lunedì 4 aprile 2005

Che devo dire? I flutti del caso e della tv stasera mi hanno trascinato in acque che mi creano sempre qualche difficoltà di giudizio. Problemi che mi si propongono spesso quando è in questione la cinematografia italiana. Domande che inanello al di fuori di ogni ironia, che mi causano tuttavia risposte contraddittorie: per indagare i sentimenti ho necessariamente bisogno di situazioni estreme? L'intensità empatica è ottenibile solo discorrendo di morte, disgrazie e fallimenti? Non c'è
Non ti muoverein agguato una tentazione sottile di strumentalizzare il pathos inevitabile di una certa situazione per creare un film d'effetto, da lucciconi? Guardo questi film, ripiegati, macerati, articolati su luoghi comuni e su una volgarizzazione più o meno assimilata di canoni psicanalitici e non riesco a non pormi queste domande. La superstizione parentale è all'ordine del giorno, l'insoddisfazione esistenziale che spinge verso una povera puttana inguardabile che si fa icona di libertà dalle convenzioni e costrizioni del sociale, l'insofferenza verso il proprio lavoro, la propria vita... È romantica la catapecchia in mezzo agli scheletri di casermoni di periferia, la morte in un pronto soccorso in attesa di inaugurazione come sempre accade al sud?
Mi sembrano film costruiti su una concezione spocchiosa e snobistica della cultura, per cui se appena si sorride si stanno facendo film di cassetta e se si rinuncia a un realismo severo si è venduti al sistema...
Velocità massimaNon so perché - sarà stata l'officina dove la Cruz porta Castellitto all'inizio della loro storia - ma mi è venuto in mente questo film ingiustamente negletto del buon Mastandrea. Sarà, probabilmente, perché rielabora, da film italiano, un tema assai americano, alla Fast and Furious, Speed eccetera, con tutti gli episodi del caso, ma lo fa bene, con una miscela di realismo e spettacolo molto efficace e poco noiosa. Ciò non toglie che possa essere un buon materiale per dibattiti cultural-pallosi alla Fantozzi, ma anche il passatempo profano di una buona serata

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