venerdì 15 aprile 2005

Desperate Housewives
Muy bien forte del post di pochi minuti fa stasera mi cimento con un genere meno "alto", ma molto molto interessante. A prescindere da un forte pregiudizio al quadrato (cioè un pregiudizio verso un pregiudizio) che già avevo tirato in ballo tempo fa, i vari serial in cui ci si imbatte ultimamente sono uno strumentodi rara efficacia per orientarsi nelle maree montanti della nostra ribollente cultura. Oltre a dare a volte dipendenza, stimolare una curiosità un tantino malata e a concorrere a volte a strutturare un tantino l'andamento della settimana
Nip/TuckVogliamo parlare per esempio dell'eccellente serie sulla chirurgia estetica e le sue (dis)avventure in cui si è rincontrato con grande piacere il cattivone infernale di Streghe? Insieme a Bisturi ha costituito la sanzione inequivocabile dell'attuale centralità del remake nelle strategie e nei valori della cultura. Un vero testo di sociologia senza troppe rotture di palle, cosa che può dirsi anche delle nostre cinque sciagurate. Magari in minore... C'è qualcosa in Wisteria Lane che non mi convince granché, un atteggiamento di fondo moralistico e bacchettone che il duo Troy/MacNamara metteva in fondo alla berlina, pur spandendone gli effluvi a piene mani. Qui invece è subdolo, in tono con l'orientamento della moral majority a stelle e striscie. E' comunque un'utile cartina tornasole del clima USA.
CSI
Su questa il discorso è un tantino più complicato, credo che alla fine chiuderò un saggetto che ho in piedi da un po' e lo linkerò qui in pdf. Per non lasciare il tutto troppo in sospeso, è una serie schizofrenica: da una parte ritualistica al massimo, quasi scientistica nel culto del dato e della tecnologia ("le prove ci diranno la verità"); dall'altra autoironica fino alla ferocia nel dimostrare quanto l'adorazione delle prove possa portare a errori marchiani. L'originale è per il momento di gran lunga migliore dello spin off di Miami, mentre siamo ancora in attesa della squadra di New York, capitanata dal bravo Gary Sinise,
Gary Siniseindimenticato Stu Redman in The Stand, tratto dall'omonimo capolavoro del maestro Stephen King. Su 24 credo che tornerò con più calma in un'altra occasione, mentre vado a chiudere questo special sulla serialità con una delle cose più recenti a disposizione del pubblico pagante (ahimé, dopo lunga lotta siamo stati costretti a soccombere *sigh*) di Fox.
Lost cres
Sto parlando di Lost, che la navigata di questa notte mi rivela particolarmente presente su numerosi altri blog (qui uno per tutti). Al di là dell'apertura a mistero e panorami meno asfittici della città e dei suoi incubi più recenti, quello che più mi ha colpito in proposito è la struttura da roleplay live, che sfida ogni legge probabilistica per ammucchiare nello stesso casino personaggi che definire insoliti è dir poco. Finora però il cocktail è nient'affatto male

1 commento:

  1. A volte ritornano... o meglio: a volte li ritroviamo nei posti più impensati.

    Serata di relax dopo una giornata pesante; alla tele una cavolata strappalacrime di quelle che mi piacciono tanto: Always. Che parla del solito eroe morto che non riesce ad allontanarsi dall'amata finché non la consegna nelle mani di un uomo che sa che la farà felice. Manco la ritenesse incapace di ritrovare la felicità da sola...

    Siamo all'inizio e c'è una biondina che mi sembra conosciuta... in effetti si, il naso è quello; gli occhi pure... sarà lei? Certo che è giovane...

    Controllo sul IMDB ed eccola là!

    Marg Helgenberger!

    Il film è dell''89, ecco perché non l'ho riconosciuta subito!

    La adoro! Ed è pure del mio segno!

    Chi le avrebbe detto che, passando pure da ER, avrebbe avuto tutto questo successo con CSI???

    Ragazzi, quella donna è bellissima:o)

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